Post un po’ polemico ma che può aiutare qualcuno
Spesso ricevo CV o messaggi di persone che “vogliono lavorare” in alcuni progetti che seguo (in alcuni progetti non ho poi nemmeno tutto questo potere decisionale).
Messaggi che a leggerli sembrano scritti da un troll.
Manca il contenuto, manca la cortesia, manca la contestualizzazione. Forse la cosa che mi fa più incavolare è che chi scrive non ha minimamente studiato l’azienda, il media o il progetto a cui si sta rivolgendo, tra l’altro una cosa che sgami in 3 secondi nell’altra persona con un paio di domande anche abbastanza basilari (tipo, “Qual è l’ultimo nei nostri contenuti che hai apprezzato di più?”).
Premesso che in giro ci sono molti stronzi, molte proposte di lavoro economicamente disastrose, progetti senza né capo e né coda, va detto però che queste situazioni appena elencate non sono controllabili da noi.
E ricordiamoci sempre di distinguere con attenzione le cose che possiamo influenzare (attività e azioni che danno soddisfazione e ci migliorano) dalle cose che non sono nel nostro controllo (quelle che creano frustrazione).
Non possiamo evitare che un imprenditore pubblichi una proposta di lavoro denigrante.
Non possiamo evitare agli altri di essere stronzi.
Ciò che possiamo fare è essere preparati a intercettare e procurarci le collaborazioni e proposte di lavoro giuste.
Saper scrivere un messaggio, studiare un minimo la persona a cui stiamo scrivendo, essere di aiuto per quella persona, può fare la differenza nella nostra vita, soprattutto da quando gran parte delle relazioni sociali e ricerca del lavoro si è spostata online.
L’era dei duemila CV inviati a tutte le aziende di questo mondo, dei messaggi copiati e incollati e del “Qualsiasi lavoro mi sta bene, a me interessa il posto fisso” è moribonda.
Come scrivere un bel messaggio su LinkedIn ma non solo
Un bell’esempio in questo caso è il messaggio di Elliott Bell inviato a Kathryn Minshew, cofondatrice e CEO del sito di consigli sul lavoro “The Muse”.
Riprendo alla lettera la lettera di Elliott (scusate il gioco di parole) da un articolo di Shana Lebowitz del sito Business Insider.
“Ciao Kathryn,
anche se un po’ fuori contesto, ieri ho partecipato alla conferenza Women 2.0 con EatDrinkJobs e ho avuto l’occasione di vederti parlare. Sono rimasto sbalordito da te, dalla tua squadra e, soprattutto, dalla tua società.
Ho trascorso sei anni a lavorare per Seamless.com, lavorando a stretto contatto con leader straordinari come Jason Finger (che conosci bene). Vedo un potenziale davvero incredibile nella tua azienda e mi piacerebbe esserne parte in qualsiasi modo. Il mio focus principale è nel marketing, con un sacco di esperienza di lavoro per aziende con lo stesso tipo di utenti che credo attraiate anche voi. Mi piacerebbe raccontarti di più su come il mio set di competenze potrebbe aiutarti a raggiungere e superare gli attuali obiettivi di crescita.
Congratulazioni per tutto il tuo successo attuale. Ancora una volta, sarebbe bello trovare un momento per chiacchierare di più sulla società e dirti come potrei aiutarti.
Distinti saluti,
Elliott”.
Nel messaggio ci sono tanti fattori che hanno assicurato il successo al mittente del messaggio, ma mi piace sottolinearne uno in particolare: quando contattiamo una persona per una richiesta, oltre a far intuire che abbiamo conoscenza dell’ecosistema di riferimento (“ti ho ascoltato a evento X” ma anche “persona X che anche tu conosci bene”), evidenziamo ciò che noi possiamo dare alla persona che sta dall’altra parte (molti fanno il contrario con dei “voglio”, “cerco” ecc.).
Spero di esserti stato d’auto, credo di sì 😊
Ah, e ricordiamoci tutti: sui social valgono molte delle regole sociali che valgono in strada.
Internet è un modo nuovo per fare cose vecchie diceva il sociologo Manuel Castells.