L’ho fatto per due macro-motivi: uno di tipo professionale e l’altro più emotivo
Ma in realtà i motivi sono tantissimi, alcuni non li ricordo nemmeno più, anche perché è passato quasi un anno e mezzo dall’acquisto del dominio e dello spazio hosting. Un po’ come capita a tutti, tra altri impegni che spesso non vengono gestiti al meglio e la paura di avviarmi seriamente alla scoperta del mio “Io digitale”, stavo rischiando di far finire questo investimento nell’oblio.
I motivi professionali che mi hanno spinto ad aprire il mio sito
Se vuoi fare il figo al bar con gli amici, prendi pure in prestito la definizione che stai per leggere: “Tra qualche anno avere un proprio sito internet sarà come avere la laurea. Praticamente ce l’avranno tutti”.
In effetti suona parecchio strano che un ragazzo che lavora nel mondo della comunicazione non abbia un proprio sito, e in effetti è così.
Sono anche in ritardo.
La prima volta che ho scoperto WordPress e il mondo dei siti web realizzati su un CMS era il 2012 o il 2013, non ricordi di preciso.
Da quel momento ho studiato un sacco e sperimentato parecchio.
Sono arrivato addirittura nel periodo universitario a “campare” con la realizzazione di qualche sito web, fino a realizzare anche qualche progetto davvero degno di nota.
Mancava praticamente solo il mio e il senso di colpa diventava sempre più grande quando consigliavo ad uno studente o un amico di farsi il suo sito. Mi sentivo quasi un impostore a consigliarlo ad altri senza aver creato il mio.
Non è nemmeno una questione di categoria professionale.
Nel 2020 anche il benzinaio sotto casa deve avere il suo sito. Anche il liceale che si appresta a chiudere il percorso scolastico o anche la persona con il lavoro più sicuro e fisso al mondo dovrebbe averne uno.
Negli anni ’90 tutti dovevano avere un diploma per essere integrati nella mondo del lavoro. Oggi stiamo vivendo la stessa uniformazione ma con la laurea.
Domani la laurea sarà il proprio sito internet.
Domani parleremo di identità digitale così come oggi è necessario avere una carta di identità fisica per accertare legalmente chi siamo.
E i social non bastano per avere una propria identità. I social sono il monolocale in affitto, il sito internet la casa di proprietà.
I motivi emotivi che mi hanno spinto ad aprire il mio sito
Ma il motivo principale che mi ha spinto ad aprire un sito internet sono le emozioni.
Le emozioni condizionano tutto ciò che accade nel mondo, nel bene e nel male.
Le emozioni ci spingono a fare cose inimmaginabili in principio, quindi, come potevano non essere uno dei motori che mi avrebbero spinto a lanciarmi in questa avventura personale?
Per anni (ma ancora oggi) ho prodotto e distribuito contenuti per gli altri, spesso non solo per “marchi”, ma anche per le persone.
Farlo ti “costringe” a scavare nell’anima della persona che ti paga. Spesso scopri cose molto interessanti della persona che hai davanti (a volte anche cose sgradevoli).
Questo mi faceva venire in mente sempre una domanda: “Se dovessi fare questo lavoro su di me, cosa potrei scoprire in più di me stesso che già non conosco?”.
Lavorare al mio sito, a elaborare la mia immagine pubblica ogni giorno, sicuramente mi avrebbe fatto scoprire cose nuove.
Sarebbe stata un’esperienza unica che avrei rimpianto a 40-50-60 anni, se non l’avessi portata a termine.
E poi avevo voglia di provare quell’adrenalina che senti salire dal basso e raggiunge le braccia, anima e cervello. Quell’adrenalina che senti quando stai per tuffarti in un progetto personale.
Un viaggio che non sai dove ti porterà, e in fondo non è nemmeno la meta che mi interessa, ma l’esperienza e le emozioni da vivere durante il percorso.
Tutto ciò che mi porta a mettermi in gioco, tutto ciò che mi porta a scontrarmi e rivedere me stesso, tutto ciò che mi porta a rivedere il livello di sfida, mi eccita parecchio.
Ed eccomi qui, padrone di casa nella mia nuova casa digitale.
Quando vuoi, sarai sempre ospite gradito.